A spasso con Giada: il gianduiotto!

nocciole

Ragazzi, come vi abbiamo già annunciato su Facebook ed Instagram, siamo contente di presentarvi la nuova “penna” che insieme a noi scriverà gli articoli per il blog: lei è Giada e ci/vi accompagnerà in giro per Torino!

Buona lettura!

Cari amici di Havefun,

iniziamo questa rubrica nel mese di Novembre.
Per molti mese cupo e spesso, purtroppo, uggioso, ma non si può proprio essere tristi quando in città sta per arrivare la più grande festa del cioccolato – Cioccolatò – come dicevano i Maya il nettare degli dei!
Esatto dall’8 al 17 Novembre Piazza Vittorio, Via Roma e molte altre strade del centro saranno invase dal cioccolato, in ogni forma e prelibatezza… e Torino non potrebbe proprio essere più dolce e romantica.
Quale miglior occasione per raccontare la storia del re di Torino?
Sì, lo sappiamo tutti, la nostra città ha dato i natali a molti dei principi e re del casato di Savoia, ma il vero re della città è il Gianduiotto.

Storia del re di Torino

La storia del Gianduiotto è la storia di un piccolo cioccolatino che racchiude al suo interno, oltre all’indiscutibile bontà, l’amore per il cioccolato, la passione per il territorio piemontese e la gioia e il colore del Carnevale.
Nel 1832 Pier Paul Caffarel arrivò a Torino e insieme al maestro chocolatier Michele Prochet fondò la Caffarel-Prochet & c.
In quel periodo storico c’era una notevole carenza di cacao dovuto al blocco continentale iniziato nel 1806 da Napoleone, quindi il cacao non solo era difficilmente reperibile, ma era anche molto costoso.
Da qui l’idea di usare materie prime come diremmo oggi a km 0, e cosi parte del cacao fu sostituito con la meravigliosa nocciola tonda del Piemonte.

È cosi che nasce il primo antenato del Gianduiotto con il nome di “Givù” che letteralmente aveva il significato di mozzicone, ma che fortunatamente doveva essere interpretato come bocconcino.

La maschera piemontese Gianduja
La maschera Gianduja – Photo: www.wikipedia.org

Il suo vero e proprio esordio in società, però, arrivo durante il carnevale del 1865, quando nelle strade festose e colorate della città la famosa maschera piemontese Gianduia offrì a tutti i Torinesi questi cioccolatini, che detengono da quel giorno il primato per essere stati i primi cioccolatini della storia ad essere stati incartati singolarmente.

Da quel giorno non si potè più fare a meno del Gianduiotto e molte cioccolaterie iniziarono a produrlo.

L’incarto, proprio come un regalo di Natale, nasconde una sorpresa: quando lo si scarta veniamo avvolti da un profumo intenso di cacao e nocciole, e per quanto riguarda il gusto vellutato, proprio come i maestri chocolatier ci insegnano, i gianduiotti devono essere assaporati in coppia: “meglio gustarne due, uno dopo l’altro: in questo modo la persistenza del gusto del primo si unisce agli aromi appena rilasciati dal secondo sul palato”.
Insomma un’esperienza talmente buona che uno non basta!

gianduiotti torino
Photo: Clop via /it.wikipedia.org

Ad oggi possiamo trovare sul mercato diversi gusti ma i primi ed originali sono stati classico, fondente, fondente- arancia e amaretto.

Per quanto riguarda la morbidezza con effetto velluto sul palato, questo è possibile grazie all’innovazione ma soprattutto alla tradizione, in quanto è stata inventata una macchina apposita che riproduce esattamente i movimenti di un maestro chocolatier.
Questo ci consente di assaporare ogni gianduiotto come se fosse stato appena confezionato per noi!
I veri appassionati di libri e gianduiotti, saranno felici di sapere che ad esso è stato dedicato anche un libro, un thriller gastronomico: “il Codice Gianduiotto”, scritto dal piemontese Bruno Gambarotta, che racconta di come la confraternita del Gianduiotto combatta la moderna fraternità delle merendine! Sottile e prelibata metafora tra il cibo di qualità che rappresenta la nostra Italia e il cibo spazzatura.


Adesso, ragazzi, non vi resta che provare ad assaggiarli tutti!

HAVEFUN!

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