Cari amici di Havefun,
è appena finito il grande evento CioccolaTÒ nella nostra città e, per non lasciarvi con l’amaro in bocca, oggi parleremo di uno dei prodotti più buoni e cioccolatosi della nostra Torino: Il Bicerin.
La storia del Bicerin è legata al locale storico che lo ha creato, prodotto e reso famoso nel mondo: “Al Bicerin”, ubicato in una delle piazze più eleganti e sofisticate di Torino, Piazza della Consolata.
I suoi interni sono perfettamente allineati con la bellezza della piazza, con boiseries in legno, grandi specchi, tavolini eleganti in marmo bianco, poltrone barocche e l’immancabile ritratto del nostro Camillo Benso Conte di Cavour che accompagnava la famiglia a Messa nel Santuario della Consolata ma, essendo un anticlericale, preferiva aspettare all’interno del bar gustando Bicerin e pasticcini.
Ancora oggi l’atmosfera è come nel 1763, anno di apertura.
Entrando quasi ci si aspetta di incontrare dame e cavalieri: tutto è rimasto immobile e bello come al tempo, negli arredi e nel fascino, con tutte le vetrine che espongono dolciumi come fossero tesori.

Il BICERIN
Non sappiamo esattamente in che anno sia nato il Bicerin. La tradizione vuole che sia l’’evoluzione della settecentesca “bavareisa”, bevanda nata dall’unione di crema di latte e materie prime in voga in quegli anni: il caffè, famosissimo nelle città dell’est d’Italia come Venezia, e il cioccolato famoso e utilizzato in Spagna e Francia.
Il rituale prevedeva che i tre ingredienti fossero serviti separatamente in tre varianti: “pur e fior” (l’odierno cappuccino) “pur e barba” (caffè e cioccolato), ” ’n pòc ’d tut’” (ovvero un po’ di tutto), con tutti e tre gli ingredienti miscelati.
Il tutto veniva accompagnato da dei “bagnati”, gustosi dolcetti artigianali.
Quest’ultima formula fu quella di maggiore successo e finì per prevalere sulle altre, arrivando integra ed originale ai giorni nostri, anche se la ricetta, per ovvi motivi, resta segreta e gelosamente custodita.
La bontà del Bicerin, infatti, non è data solo dai tre semplici ingredienti che lo compongono, ma dalle proporzioni tra questi ingredienti, da come essi vengono miscelati tra loro, da come vengono trattati singolarmente e poi insieme, da quanta cura e lavoro ci si mette per arrivare esattamente a quel tipo di crema di latte e a quella consistenza di cioccolata calda.
Insomma amici, è come nella vita: non è solo quello che si fa con i nostri “ingredienti”, ma come lo si fa!
Si possono avere le migliori materie prime ma, se non si trova la formula chimica giusta per farli andare d’accordo, è proprio come non averli affatto!

Nel 2001 la Regione Piemonte ha inserito il Bicerin nell’ “Elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali del Piemonte”. La scheda di certificazione delle sue caratteristiche e dell’origine si trova nel “Bollettino Ufficiale Regione Piemonte, Supplemento al numero 10, 7 marzo 2001”.
Ma ancor prima di questo illustre riconoscimento ufficiale, lo ritroviamo anche nella letteratura con Ernest Hemingway che lo cita tra le 100 cose da salvare nel mondo e con Alexandre Dumas che scrive:
“tra le cose belle e buone che ho trovato a Torino, non dimenticherò mai il Bicerin, quell’eccellente bevanda al caffè, latte e cioccolato, che viene servita in tutti i caffè ad un costo relativamente basso”.
E poi anche Umberto Eco ne ha parlato :
“… Mi ero spinto sino a uno dei luoghi leggendari della Torino d’allora. Vestito da gesuita, e godendo con malizia dello stupore che suscitavo, mi recavo al Caffè Al Bicerin, vicino alla Consolata, a prendere quel bicchiere, odoroso di latte, cacao, caffè e altri aromi. Non sapevo ancora che del bicerin avrebbe scritto persino Alexandre Dumas, uno dei miei eroi, qualche anno dopo, ma nel corso di due o tre scorribande in quel luogo magico avevo appreso tutto su quel nettare… La beatitudine di quell’ambiente dalla cornice esterna in ferro, i pannelli pubblicitari ai lati, le colonnine e i capitelli in ghisa, le boiseries interne di legno decorate da specchi e i tavolini di marmo, il bancone dietro al quale spuntavano i vasi, dal profumo di mandorla, di quaranta tipi diversi di confetti… Mi piaceva pormi in osservazione in particolare la domenica, perché la bevanda era il nettare di chi, avendo digiunato per prepararsi alla comunione, cercava conforto uscendo dalla Consolata – e il bicerin era ricercato in tempo di digiuno quaresimale perché la cioccolata calda non era considerato cibo. Ipocriti. Ma, piaceri del caffè e del cioccolato a parte, ciò che mi dava soddisfazione era apparire un altro: il fatto che la gente non sapesse chi ero davvero mi dava un senso di superiorità.
Possedevo un segreto.”
Umberto Eco, Il Cimitero di Praga, Bompiani 2010
Questa è la storia del Bicerin come bevanda, ma in realtà la storia del bicerin, nonostante abbia compiut0 256 anni è una storia di intraprendenza, intraprendenza femminile.
Il locale dai primissimi anni dopo l’apertura è stato gestito solo da donne e questo ha permesso ad altre donne di poterlo frequentare, nonostante al tempo non fosse un buon costume. Sempre grazie alle donne che lo hanno frequentato e soprattutto quelle che lo hanno gestito il locale è stato sempre rispettato e rispettabile e sono state sempre le donne che hanno creato la bevanda portandola al successo in questi anni.
Il bicerin è “femmina”.
E
mentre lo gustiamo dovremmo prendere spunto dalla sua storia, imparare
dal fatto che anche con cose semplici possono aver vita cose
straordinarie.
Per me, se si dovesse trovare una morale alla storia
del Bicerin, è che se anche abbiamo solo tre cose, usate nella maniera
giusta, possono bastare per fare qualcosa di più grande e di più bello!
A presto ed…
HAVEFUN!
Giada